Messaggio di Maria del 25 novembre 1998:
"Cari figli, oggi vi invito a prepararvi
alla venuta di Gesù. In modo particolare preparate i vostri
cuori. Che la santa confessione sia per voi il primo passo della
conversione, e quindi, cari figli, decidetevi per la santità.
Che la vostra conversione e la decisione per la santità
comincino oggi e non domani.
Figlioli, io vi invito tutti sulla via della salvezza e desidero
mostrarvi la strada verso il paradiso. Perciò, figlioli, siate
miei e decidetevi con me per la santità. Figlioli, accettate
la preghiera con serietà e pregate, pregate, pregate. Grazie
per aver risposto alla mia chiamata".
Il Natale è occasione privilegiata per la conversione. La
Madonna ci invita a preparare il Natale di Gesù, ma poi
sottolinea: preparate in modo particolare i vostri cuori,
perché non ci perdiamo nel resto. La nostra Madre sembra
assumere il ruolo di Giovanni Battista, che predicava: convertitevi,
il Regno di Dio è vicino (Mt 3,2) e preparate la via del
Signore, togliendo gli ostacoli perché Lui possa venire a voi,
cioè abbassando le montagne della nostra superbia e
vanità e colmando l'abisso dei nostri peccati.
Il primo passo per la conversione è la confessione. Anche le
folle del Battista confessavano i loro peccati (Mt 3,6). Ma poi egli
chiedeva frutti degni di conversione, cioè cambiamenti e opere
che dimostrassero un vero mutamento di vita. Per la Madonna questi
frutti sono l'impegno alla santità (ripete per ben tre volte
questa parola). Non ci può essere risposta sincera al nostro
pentimento e al perdono di Dio se non la decisione a seguire la via
di Dio.
La Madonna non ci lascia nell'equivoco. Chi vuole il compromesso con
il peccato, col le proprie passioni e con le richieste del mondo, si
limita a un perbenismo naturale e rinnega l'unica via sulla quale il
Battesimo ci ha posto: rinunciare a satana, alle suo opere, alle sue
seduzioni per vivere da figli di Dio come Gesù.
Maria ci ha abituato a familiarizzare con questa parola
"santità", davanti alla quale anche i cristiani mostrano una
certa paura. La cultura moderna, per la quale l'uomo si perfeziona
fuori dal disegno di Dio, relega la santità tra le cose
astratte, anormali, tra le esagerazioni di altri tempi
Santità, invece, è sviluppo naturale della vita divina
di cui siamo partecipi, nella ricerca di tutto ciò che piace a
Dio vivendo puri da ogni macchia. La santità è l'unico
scopo della vita per chi ha conosciuto Dio, tant'è vero che
Dio ce la dà come un comando già nell'Antico
Testamento: Siate santi perché Io, il Signore vostro Dio, sono
santo (Lev 19,2). E nel Nuovo Testamento Gesù: Siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48). E Paolo:
Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione
(1Tes 4,3), cioè sviluppare i germi di santità che
entrano in noi nei segni sacramentali: siamo stati santificati per
essere santi (cf. 1Cor 1,2). Dio ci ha scelti fin dall'origine del
mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nell'amore (Ef
1,4).
La Madonna sottolinea l'urgenza di questa decisione per la
santità: decidersi oggi e non domani, perché questa
è la via della salvezza, la strada per il paradiso. E lei ce
la indica chiaramente senza sottintesi.
In ogni Natale Gesù si offre ancora per vivere in noi, nella
nostra carne, cioè per guarirla, per santificarla, per
renderla divina, non per lasciarla così com'è. E quindi
alla nostra povera carne dona la forza di vivere come Lui. Questo
è il vero significato di incarnazione e Giovanni lo ripete
chiaramente: Chi non riconosce che Gesù è venuto nella
[nostra -ndr.-]carne, non è da Dio... ecco il
seduttore e l'anticristo (cf. 1Gv 4,3 e 2Gv 7).
La gioia della presenza di Gesù in noi ci consolerà da
ogni tribolazione e non mancherà nei nostri occhi la sua luce;
così la nostra vita avrà sapore di cielo e sarà
vera testimonianza per tutti quelli che incontriamo.
Certo la via della santità non è facile e le cadute
sono da mettere in conto, ma Maria ci assicura il suoi aiuto: ci
invita a porre la nostra decisione nelle sue mani: "decidetevi con me
per la santità"; ci esorta ad affidarci pienamente a lei:
"siate miei" ed ancora una volta sottolinea l'importanza della
preghiera accolta con serietà "pregate, pregate, pregate".
Ogni giorno dobbiamo ritornare a
pregare, come se non avessimo mai pregato, finché la nostra
vita non diventi preghiera.
don Angelo
"Alla fine della vita ci sarà una sola tristezza: quella di non essere santi"
Edith Stein
Messaggio di Maria del 25 dicembre 1998:
"Cari figli, in questa gioia natalizia
desidero benedirvi con la mia benedizione. In modo particolare,
figlioli, vi dò la benedizione di Gesù Bambino. Che Lui
vi riempia con la sua pace.
Oggi, figlioli, non avete pace, ma aspirate ad essa; perciò
con mio figlio Gesù in questo giorno vi invito: pregate,
pregate, pregate, perchè senza preghiera non avete nè
gioia, nè pace, nè futuro. Aspirate alla pace e
cercatela, Dio è la vera pace.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
Grazie, Maria, perché anche nelle circostanze più
solenni, come madre incomparabile, non tralasci di ricordare ai tuoi
figli, distratti o faciloni, alcuni punti fermi, che non
sembrerebbero tali, e perciò si va facilmente fuori strada.
Nel messaggio dell'Avvento tu ci hai detto che non c'è
conversione se non c'è decisione per la santità: l'uomo
infatti cerca il perfetto non l'imperfetto, il tutto non una parte,
vuole l'abito intero non una pezza. E qui si tratta dell'abito
nuziale!
Nel messaggio di Natale ci ripeti chiaramente che non c'è la
pace se non c'è la preghiera. Pace vera è tutto quello
che Gesù ci dona e che poi trabocca nella famiglia e nella
comunità.
Per noi tutto comincia con il Natale, in cui Dio si offre sempre
all'uomo per abitare in lui e farlo diventare, come Gesù,
figlio amato. Maria ce lo dona anche oggi con rinnovata gioia e ci
dà, non solo la sua benedizione materna, ma anche quella del
Bambino Gesù, perché Lei, come madre, lo possiede e
quindi può dispensare i suoi beni (Montfort n. 24;27). Questi
beni si chiamano la pace: pace in terra agli uomini che Egli ama (Lc
2,14), letteralmente "agli uomini di cui Dio si compiace",
perché l'hanno accolto o lo accoglieranno.
La sua benedizione ci riempie della sua pace, al pari della gioia
piena che Gesù promette ai discepoli che osservano i suoi
comandi (Gv 15,11).
Voi oggi non avete pace, ma aspirate ad essa. Tutti gli uomini
vogliono la pace, ma questa pace non viene da noi, non ce la creiamo
noi, allontanando ostacoli o riempiendoci di cose, né la
possiamo attendere dagli uomini che non l'hanno. I grandi e i falsi
profeti di turno la promettono alla gente. Dicono "pace, pace" e pace
non c'è (cf. Geremia); anzi quando si dirà pace e
sicurezza, allora d'improvviso li colpirà > > la rovina
(1Tes 5,3). La vera pace solo Dio ce la può dare.
Perciò dobbiamo chiederla a Lui. Non la si può avere
senza la preghiera, anzi senza continuare a pregare: pregate,
pregate, pregate. Maria non vuole illudere nessuno e mette sempre la
preghiera come unica condizione per la Pace. E' vero che un po' tutti
dicono: è necessario pregare, ma senza esagerare! E intanto si
riduce lo spazio della preghiera, perché ci sono tante cose da
fare.
La Madonna insiste sempre sulla preghiera, perché
l'efficientismo di oggi, anche nella Chiesa, e l'urgenza delle cose
da fare, in pratica mettono la preghiera ai margini, come un
riempitivo. Così l'uomo è lasciato in balia di se
stesso e diventa sterile e senza ispirazione autentica anche nelle
opere di apostolato. Se non è il Signore che edifica la casa,
invano vi faticano i costruttori (Sal 127/126). In questo campo
c'è qualcosa da imparare anche dalle religioni orientali, dove
l'uomo si realizza nella contemplazione, sfugge alle cose che si
sbriciolano per salvare la realtà spirituale.
Se noi abbiamo provato la pace di Dio quando gli abbiamo fatto
spazio, abbiamo anche visto che, venendo meno la preghiera, è
tornato nel cuore il subbuglio dei pensieri, delle paure, delle
angosce, delle preoccupazioni, della sete di possedere, come se ci
mancasse la terra sotto i piedi. E saltano anche i buoni rapporti con
il prossimo ad ogni minimo contrasto. Mentre la pace di Cristo deve
essere 'arbitra' nei nostri cuori (Col 3,15).
Senza preghiera non avete né gioia, né pace, né
futuro. Questa parola fa paura. Certo il mondo costruito senza Dio
non ha futuro; ma anche le nostre opere e i nostri progetti, se non
corrispondono al disegno di Dio cadranno nel vuoto, mentre rimane
solo ciò che rientra nei suoi piani. E questi li conosciamo e
li possiamo realizzare se ci lasciamo guidare da Lui nella preghiera:
chi non raccoglie con me disperde (Lc 11,23), mentre chi fa la
volontà di Dio rimane in eterno (1Gv 2,17). Anche la
sofferenza e le privazioni per chi confida nel Signore sono piene di
speranza: tutto infatti concorre al bene per quelli che amano Dio
(cf. Rom 8,28), quindi anche il loro futuro è in mani sicure.
Chi rimane all'ombra dell'Altissimo sotto le sue ali troverà
rifugio (cf. Sal 91/90).
Aspirate alla pace e cercatela, perché si lascia trovare. Essa
è molto vicina: è Gesù la nostra pace (Ef 2,14).
Rimaniamo in Lui e diventeremo operatori di pace in un mondo che non
conosce la pace.d.A.
Forze unite per la vita - Contro l'aborto, il flagello del secolo
che miete cinquanta milioni di vittime ogni anno (ben più di
tutte le vittime delle guerre in corso), si è costituita una
lega in difesa della vita, di cui fanno parte tutte le associazioni
cattoliche e non cattoliche per la vita. L'iniziativa, che abbraccia
organismi di tutto il mondo, è stata posta sotto la protezione
della Madonna di Guadalupe. In questo Santuario, dove la Vergine
Morenita combatte contro il maligno per difendere la vita, si
svolgerà dal 27 al 31 ottobre 1999 il convegno internazionale
The Guadalupan Appeal, promosso dall'Accademia pontificia per la
vita. Per informazioni: Associazione "difendere la vita con Maria",
tel 0039(0)331.624.634, fax 629.186, E-mail advmuno@tin.it
"La fede e la ragione sono come due ali con le quali lo spirito
umano s'innalza verso la contemplazione della verità". Con
queste parole si apre la 14ª enciclica di Giovanni Paolo II,
Fides et ratio, sul rapporto tra fede e ragione. Il Papa ribadisce
quanto la Chiesa nel corso dei secoli ha sempre sostenuto: ossia il
profondo legame ed equilibrio esistente fra le richieste della
ragione e le esigenze della fede.
Il card. Ratzinger ha confidato che il Papa pensava ad un simile
documento sin dai primi anni del suo pontificato. Cerchiamo allora di
sintetizzare le motivazioni che hanno reso necessaria questa
enciclica a lungo studiata dal Papa e dai suoi collaboratori.
La filosofia contemporanea è in crisi. Da una parte essa
è ampiamente influenzata da correnti di pensiero razionaliste
che tendono a negare l'esistenza di Dio, della Rivelazione cristiana
e della capacità dell'uomo di arrivare alla conoscenza della
verità. Per cui la filosofia (cioè la ragione, il
pensiero razionalmente ordinato) si riduce ad esaminare solamente le
realtà terrene, lasciando perdere ogni realtà
metafisica (cioè la realtà del divino, del
soprannaturale), che in passato era il suo oggetto privilegiato.
L'enciclica mette in guardia dagli errori presenti in alcune linee di
pensiero oggi particolarmente diffuse: eclettismo (prendiamo un pezzo
di verità da chiunque e facciamone un misto); storicismo (la
verità è figlia del tempo, cambia con le mode);
scientismo (sono valide solo le conoscenze ottenute in laboratorio);
pragmatismo (non è necessario pensare, basta darsi da fare);
nichilismo (l'essere è solo apparenza, in realtà non
esiste nulla); immanentismo (esiste solo questo mondo); marxismo (la
storia basta a se stessa e la lotta di classe salva
l'umanità); ateismo. Ma senza esprimere sommarie condanne.
D'altra parte invece c'è la tendenza opposta del fideismo che
non riconosce l'importanza della ragione, (del discorso filosofico)
per la fede, e di fatto riduce la fede stessa a sentimentalismo. Su
questo punto si è espresso anche il card. Ratzinger nella
presentazione dell'enciclica. E' "la dimensione razionale della fede
che la rende capace di comunicarsi agli altri. Se la fede è
vera deve anche essere comunicabile e comprensibile".
Accanto al fideismo c'è il pericolo del biblicismo che tende a
fare della Bibbia l'unico punto di riferimento della fede cristiana,
ignorando che la Sacra Scrittura non è il solo riferimento
della Chiesa, ma è accompagnata dalla Sacra Tradizione
(compresa negli scritti dei Padri della Chiesa dei primi secoli) e
dal Magistero (cioè i documenti che la Chiesa ha prodotto nei
secoli attraverso le dichiarazioni solenni dei papi e dei concili)
[55].
Di fronte a questi pericoli, diffusi anche tra i cristiani, il Papa
ha ritenuto opportuno chiarire la posizione della Chiesa circa i
rapporti tra fede e ragione, riprendendo una dottrina già
espressa dal Concilio Vaticano I (Costituzione dogmatica "Dei
Filius"), e da Leone XIII (enciclica "Aeterni Patris", 1879).
L'enciclica ricorda brevemente la storia del rapporto fede-ragione
nella Chiesa sottolineando più volte come è
"nell'incomparabile valore della filosofia di san Tommaso d'Aquino"
che si è raggiunta la più alta armonia tra esse; quindi
"giustamente, S.Tommaso è stato sempre proposto dalla Chiesa
come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia"
[43].
Negli ultimi secoli si è però avuta una "nefasta
separazione tra fede e ragione che ha portato ad un impoverimento
reciproco: La ragione, privata dall'apporto della Rivelazione, ha
percorso sentieri laterali che rischiano di farle perdere di vista la
sua meta finale. La fede, privata della ragione, ha sottolineato il
sentimento e l'esperienza, correndo il rischi di non essere
più una proposta universale" [48].
La Fides et ratio costituisce un forte impegno assunto dalla fede per
difendere la ragione. Questo non è affatto una contraddizione.
"E' illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole,
abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave
pericolo di essere ridotta a mito o superstizione" [48].
Semmai ciò che si chiede alla filosofia è di alzare lo
sguardo per prefiggersi mete più elevate che non quelle
anguste in cui si è racchiusa.
Certamente esiste un doppio ordine di conoscenza: quello della fede,
in cui l'uomo con l'aiuto soprannaturale della grazia, accoglie la
verità rivelata; e quello della ragione che si appoggia sul
solo intelletto. E' chiaro che la verità della Rivelazione
"non è il frutto maturo o il punto culminante di un pensiero
elaborato dalla ragione. Essa, invece, si presenta con la
caratteristica della gratuità, produce pensiero e chiede di
essere accolta come espressione di amore" [15].
La ragione però seguendo il proprio percorso autonomo
può arrivare alla soglia della porta della fede, ma per
entrarci deve fare l'ultimo decisivo passo, accogliere il mistero
della Croce. Questo è il passo necessario che l'uomo è
chiamato a fare per entrare nella verità cristiana: "Il vero
punto nodale, che sfida ogni filosofia, è la morte in croce di
Gesù Cristo. Qui infatti, ogni tentativo di ridurre il piano
salvifico del Padre a pura logica umana è destinato al
fallimento. Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto?
Dov'è mai il sottile ragionatore di questo mondo? (1Cor 1,20),
si domanda con enfasi l'apostolo.
Per quello che Dio vuole realizzare, non è più
possibile la sola sapienza dell'uomo saggio, ma è richiesto un
passaggio decisivo verso l'accoglienza di una novità radicale:
Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere
i sapienti... Dio ha scelto ciò che nel mondo è
ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a
nulla le cose che sono (1Cor 1,27-28)". "La sapienza della Croce,
dunque, supera ogni limite culturale che le si voglia imporre ed
obbliga ad aprirsi alla universalità della verità di
cui è portatrice. Quale sfida viene posta alla nostra ragione,
quale vantaggio essa ne ricava se vi si arrende!
La filosofia, che già da se è in grado di riconoscere
l'incessante trascendersi dell'uomo verso la verità aiutata
dalla fede, può aprirsi ad accogliere nella "follia" della
Croce la genuina critica a quanti si illudono di possedere la
verità, imbrigliandola nelle secche di un loro sistema. Il
rapporto fede e filosofia trova nella predicazione di Cristo
crocifisso e risorto lo scoglio contro il quale può
naufragare, ma oltre il quale può sfociare nell'oceano
sconfinato della verità. Qui si mostra evidente il confine tra
ragione e fede, ma diventa anche chiaro lo spazio in cui ambedue si
possono incontrare" [23]. Del resto, non è casuale che
l'enciclica, pur essendo stata pubblicata il 14 ottobre, porti la
data del 14 settembre: festa dell'Esaltazione della Croce.
Pur riconoscendo che la ragione deve procedere secondo le proprie
regole e fondarsi sui propri principi, il Papa ribadisce tuttavia che
la verità non può che essere una sola: quella della
Rivelazione cristiana. Ed è in essa "il vero punto di aggancio
e di confronto tra il pensare filosofico e quello teologico nel loro
reciproco e autonomo rapporto. E' auspicabile, quindi, che teologi e
filosofi si lascino guidare dall'unica autorità della
verità, così che venga elaborata una filosofia in
consonanza con la Parola di Dio" [79].
Potremmo sintetizzare il messaggio della Fides et Ratio, con le
parole di S.Agostino riprese dall'enciclica sull'importanza della
filosofia "perché i credenti si convincano più da
vicino che la profondità e genuinità della fede
è favorita quando è unita al pensiero e ad esso non
rinuncia. Ancora una volta è la lezione dei Padri che ci guida
in questa convinzione: «Chiunque crede pensa, e credendo pensa e
pensando crede. La fede se non è pensata è nulla».
Ed ancora: «Se si toglie l'assenso, si toglie la fede,
perché senza assenso non si crede affatto»"
[79].
Mirco
* E' iniziato l'anno del Padre in preparazione al Giubileo del 2000. Il 16 dicembre il Papa ha iniziato una nuova serie di catechesi sul Padre nelle udienze generali: il Padre è la meta a cui ciascuno tende, come dice Gesù: Vado al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (Gv 20,17).
* Il Giubileo biblico, in cui ogni 50 anni si proclamava la
liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti (Lev 25), offre al
Papa l'occasione di farsi voce di tutti i poveri del mondo. I tempi
sono maturi per un cambiamento profondo della società; gli
avvenimenti di ogni giorno dicono che una svolta deve venire. Il
grido dei poveri sale dalla terra, dove il 20% degli uomini si
spartiscono l'80% delle risorse, mentre all'80% della popolazione
rimane solo il 20%. Da tempo il S.Padre continua a proporre ai paesi
ricchi l'eliminazione o almeno la riduzione del debito pubblico che
strangola i paesi poveri.
Ora non teme di proporre ai vari paesi il condono agli immigrati
irregolari che hanno lasciato il loro paese in cerca di casa e di
pane. Il S.Padre che si batte per la cessazione dei conflitti e per
il bando delle armi, "continuerà a chiedere nuovi gesti e ne
compirà in prima persona di molti significativi" (J. Cottier).
Nel desiderio di far piena luce sul passato egli non teme di
riconoscere "i metodi di intolleranza e persino di violenza usati in
alcuni secoli nel servizio alla verità" da parte di alcuni
figli della Chiesa. Egli chiede per primo (cf. Mt 5,23) umilmente
perdono a chi è ha subito ingiustizie. In questo quadro il
Papa vuole che si riscoprano tutti i documenti che riguardano
l'inquisizione, per stabilire la verità sui fatti, molte volte
gonfiati da certa letteratura di parte. Così anche sullo
schiavismo, sul colonialismo, sulle persecuzioni agli ebrei.
* "La bellezza può salvare il mondo". Citando Dostoevskji
ai piedi dell'Immacolata in P.za di Spagna, davanti a migliaia di
romani il Papa ha detto: "Sì, la tua bellezza, o Maria, che si
esprime nell'Immacolata Concezione, può salvare il mondo...
Con te, Maria, noi professiamo di voler tornare al disegno originario
ed eterno del nostro Creatore e Padre. A te, Immacolata, si affida
quest'oggi il popolo di Dio e la città di Roma. Proteggici
sempre e guidaci tutti sulle vie della santità".
* La verità non dipende dal consenso della base. Incontrando i
vescovi austriaci il Papa è tornato sul movimento che contesta
platealmente gli insegnamenti e la stessa natura della Chiesa. Il
"popolo di Dio" non è strutturato politicamente come qualsiasi
società, da poter stabilire in modo democratico la
verità rivelata. "La verità non è il prodotto di
una Chiesa dal basso, ma un dono che viene dall'alto". In altri
termini "la verità non è creazione umana, ma è
dono del cielo".
"E' urgente oggi promuovere il rinnovamento della dimensione
spirituale della Chiesa. Le questioni riguardanti la struttura della
Chiesa scivolano in secondo piano davanti alla questione decisiva di
Dio... La prima domanda che ci può essere rivolta come pastori
non è: «Che cosa avete programmato?», ma: «Chi
avete condotto alla comunione con Dio, uno e trino?»".
* Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera:
questo è il tema che il Papa ha affidato alla giornata
mondiale della Pace del 1° gennaio. "Quando la promozione della
dignità della persona è il principio-guida a cui ci si
ispira, quando la ricerca del bene comune costituisce l'impegno
predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti
all'edificazione della pace". "Il primo diritto di ogni uomo è
il diritto alla vita: non uccidere è comandamento divino".
"Una delle forme più drammatiche di discriminazione consiste
nel negare a gruppi etnici e minoranze nazionali il fondamentale
diritto ad esistere come tali. Così la libertà
religiosa è talmente inviolabile da esigere che alla persona
sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se
la sua coscienza lo domanda".
* Nel messaggio di Natale urbi et orbi, il Papa ha messo in
evidenza il contrasto tra la serenità delle celebrazioni
natalizie e le tristissime situazioni in cui versano tanti popoli,
denunciando 6 piaghe per l'uomo di fine millennio. "La luce che
proviene da Betlemme ci salvi dal rischio di rassegnarci a
così tormentato e sconvolgente scenario...
Dall'annuncio del Natale traggano incoraggiamento e vigore quanti
operano per la pace in Medio Oriente, per fermare la produzione e il
commercio delle armi, per difendere la vita umana, per bandire la
pena di morte, per liberare bambini ed adolescenti da ogni forma di
sfruttamento, per arrestare la mano insanguinata dei responsabili di
genocidi e crimini di guerra, per riservare misure idonee alla
salvaguardia dell'ambiente, del creato e della dignità
dell'uomo".
* Il Papa come Mosè orante sul monte (Es 17), o come
Giacobbe che lotta con Dio (Gen 32)? - Il S.Padre è certo che
Dio vuole usare misericordia per questo mondo e perciò si
offre come mediatore tra Dio e il popolo.
Una indiscrezione dei suoi più intimi: il Papa prolunga sempre
più la sua preghiera. Si alza sempre più presto al
mattino. I segretari lo trovano già inginocchiato davanti
all'altare all'alba. Pare che ancora più spesso si alzi la
notte per portarsi davanti al Santissimo (vedi anche Eco 131,p2).
Egli ha il dono dell'orazione continua, come sappiamo; cioè
è sempre in comunione con Dio anche quando riceve, parla,
dà udienze. E' la preghiera che sgorga dal cuore anche se la
mente è impegnata. Questo lo si capisce anche nella
concentrazione profonda che si scorge sul suo volto, durante le
SS.Messe davanti a piazze affollate. "Non è l'assenza di un
vecchio, ma una presenza ad assorbirlo. E come fa a non disperare
davanti a tutti i mali del mondo? Li mette semplicemente nelle mani
del suo Signore, sapendo che Dio può fare tutto. Di tutte le
cose grandi che ha fatto quando era in piene forze, la più
indispensabile la fa ancora e sempre più. Abbiamo un
pontefice, un intercessore, se possibile, più forte di quando
cominciò 20 anni or sono"
(M. Blondet). Red.
"Una giovane donna in cerca della verità che grazie al
lavoro silenzioso della grazia divina è diventata una santa e
una martire", così il Papa ha descritto Teresa Benedetta della
Croce, l'11 ottobre scorso in P.za S.Pietro, all'Eucaristia per la
sua canonizzazione.
Ultima di 11 figli, Edith Stein nasce a Breslavia (Polonia) in una
famiglia ebrea il 12 ottobre 1891, giorno dell'Espiazione (Kippur)
[è questa una festa ebraica nella quale un tempo il sommo
Sacerdote entrando nel Santo dei Santi offriva il sacrificio
espiatorio per sé e per tutto il popolo, attraverso il capro
espiatorio che prendeva su di sé tutti i peccati del
mondo]. Il padre muore per insolazione quando lei non aveva
ancora due anni. I biografi sottolineano tutti gli strappi, gli
sradicamenti che si susseguono nella sua vita sin dalla sua tenera
età: dai genitori, dalla famiglia, dai suoi maestri, dai suoi
allievi, dai suoi studi, dalla sua razza, dalla sua patria, dal suo
monastero ... e tutti gli spogliamenti, fino alla morte violenta.
Sua madre, donna coraggiosa e austera, continua da sola la gestione
del negozio di legname mostrando fermezza e grande generosità
(nel rigore dei duri inverni la si vide abbandonare ai poveri i tagli
di legname appena acquistati) e provvede alle necessità dei
suoi 7 figli, poiché 4 muoiono in tenera età,
insegnando loro a rispettare il rituale rabbinico. Parlando della
madre Edith scriverà: "In casa nostra non esistevano principi
educativi; per sapere come comportarci leggevamo nel cuore di nostra
madre come in un libro aperto.
Ella era per noi bambini il modello di ogni virtù, e non
facevamo altro che imitarla... Una cosa quella donna ebrea,
così piena del santo timor di Dio, si studiava di imprimere
profondamente nell'anima dei figli: l'orrore del male. Quando la
mamma diceva: «questo è peccato», tutti capivano che
ciò voleva indicare il colmo della bruttura e
dell'abominio".
Sin da piccola, Edith mostra un forte senso morale. A 3 anni ad
un'amichetta che per superficialità ha mancato ad un
appuntamento e si è fatta aspettare tutto un pomeriggio, dice:
"Chi mente una volta non è più creduto, nemmeno quando
dice la verità", e solo dopo si mette a giocare. La scolara
affascina per l'intelligenza precoce, la spontaneità,
l'apertura del cuore, e per la sua accentuata sensibilità: la
vista di un ubriaco era capace di tormentarla per giorni e notti.
Edith scrive: "Fin da quando ero molto piccola nella cerchia dei
parenti mi si attribuivano due qualità: mi veniva rimproverato
(pienamente a ragione) l'orgoglio e venivo chiamata Edith
l'intelligente. Tutte e due le cose mi addoloravano molto. La seconda
per questo motivo: perché mi sembrava volessero dire che mi
davo arie per la mia intelligenza; e poi avevo l'impressione che
volessero dire che ero solo intelligente, e io sapevo, fin dai primi
anni della mia vita, che essere buoni è molto più
importanti che essere intelligenti".
Adolescente, abbandona la fede ebraica; continua ad accompagnare la
mamma alla Sinagoga, ma solo per non darle un dispiacere; lei non
crede più. A 15 anni si dichiara atea,
"nell'impossibilità di credere all'esistenza di Dio",
perché non vuole dare niente per scontato, nemmeno la fede dei
padri, e vuole andare da sola alla radice delle cose. Così
inizia la sua ricerca della verità.
La sua severa moralità diventa tuttavia arida e poco umana,
una moralità molto consapevole di sè, frutto di un
lavoro personale che non sa essere misericordioso con la debolezza
altrui. Lei stessa ammise che un suo vecchio difetto era quello di
"criticare cose e persone senza troppo riflettere se ne ho il diritto
o no". In seguito però si correggerà. Infatti nel 1933
scriverà: "Se continuavo ancora ad avere uno sguardo
penetrante per la debolezza degli uomini non l'usavo più,
però, per colpirli nel loro punto debole, ma per
scusarli".
E più avanti negli anni, maturata alla scuola della preghiera,
aggiungerà: "Mentre prima si era a buon diritto contenti di
sé, ora sarà altrimenti. Si trova che molto è
male e si cerca di cambiarlo, per quanto è possibile. E altro
si scoprirà più avanti, di non bello e buono, ma che
tuttavia è difficile cambiare. Allora a poco a poco si diventa
piccoli e umili, pazienti e indulgenti verso la pagliuzza nell'occhio
altrui perché la trave nel proprio da tanto da fare; e si
impara infine a sopportare anche se stessi nella inesorabile luce
della presenza divina, e ad affidarsi completamente alla divina
misericordia".
La studentessa appare divorata dalla passione del sapere e da una
sete per la verità, che la accompagnerà per tutta la
vita. Guardando retrospettivamente a questo periodo della sua vita,
dirà: "Tutta la ricerca della verità fu una continua
preghiera".
In una lettera del '38, nella quale parla della morte del suo maestro
Husserl, il celebre filosofo fondatore della fenomenologia del quale
fu assistente, scrive la famosa frase: "Dio è la
verità. Cercare la verità, lo si sappia o no, significa
cercare Dio". Nella cerchia dei discepoli di Husserl si moltiplicano
le conversioni al cristianesimo: era frequente che questi studenti di
filosofia fossero non credenti; non pochi provenivano dall'Ebraismo,
come Husserl stesso, altri erano di famiglia cristiana, protestanti
in maggioranza e tuttavia ormai lontani dalla fede. Tuttavia, non
sono solo motivi filosofici, o comunque intellettuali che portano
Edith Stein alla conversione. Edith non parla mai in maniera diretta
di questo momento supremo in cui si toccano la chiamata di Dio e la
libera decisione dell'uomo.
Ci sono, però, una serie di episodi che troviamo sparsi qua e
là, anche nei suoi lavori scientifici più tecnici,
quando diventerà ricercatrice e conferenziera: la campana di
un chiesa a Gottinga che suonava tre volte al giorno per l'Angelus;
la benedizione impartita ai familiari e agli operai, prima che
andassero a fare il fieno, da un montanaro che aveva accolto nella
sua fattoria lei e la sua amica durante una escursione sui monti di
Gottinga.
C'è poi l'episodio di Friburgo nel 1916. Edith vaga in
compagnia di amici nel centro storico, "entrammo in duomo per qualche
minuto, e, mentre sostavamo in rispettoso silenzio, entrò una
donna con la borsa della spesa, e si inginocchiò in un banco
per una breve preghiera. Per me si trattava di una cosa assolutamente
nuova. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti che avevo visitato
si andava solo per il servizio divino. Qui invece si veniva nella
chiesa vuota, in mezzo alle quotidiane occupazioni di ogni giorno,
come per un intimo colloquio. E' una cosa che non ho più
potuto dimenticare".
C'è soprattutto l'esperienza che fa andando a mettere in
ordine le carte del suo amico Reinach, ucciso in guerra. Edith si
figura che le toccherà il compito non facile di consolare la
giovane vedova schiacciata dal dolore per la perdita subita; trova
invece una donna che la fede rende serena e quasi radiosa. "Fu questo
il mio primo incontro con la croce; la mia prima esperienza della
forza divina che dalla croce si comunica a quelli che l'abbracciano.
Per la prima volta vidi la Chiesa nata dalla Passione redentrice del
Cristo, vittoriosa della morte. In quel momento l'incredulità
crollò, il giudaismo impallidì e Cristo si levò
raggiante davanti al mio sguardo: Cristo nel mistero della sua
croce!" Suor Teresa Benedetta faceva questa confidenza ad un
sacerdote poco prima della sua uccisione, e concludeva:
"Perciò alla mia vestizione religiosa non potei esprimere
altro desiderio che di ricevere nell'Ordine il cognome della
Croce".
Infine, c'è quella notte in cui rimasta sola in casa di una
sua amica prende casualmente dagli scaffali "la Vita" di S.Teresa
d'Avila e non sa più staccarsene finché alle prime luci
dell'alba, giunta alla fine, chiude il libro confessando a se stessa:
"Questa è la verità". La mattina dopo compra un
messalino e un catechismo cattolico, li studia in brevissimo tempo e
senza esitazione chiede il Battesimo che riceverà il 1°
gennaio 1922, insieme alla Prima Comunione. Dopo anni di intensa
attività apostolica il passo dell'entrata al Carmelo.
Gusterà le gioie dell'intimità divina e del duro
cammino accanto a Gesù Crocifisso nel Monastero di Colonia per
5 anni.
La caccia agli ebrei costringe le sorelle a trasferirla nel Carmelo
di Echt in Olanda. Ma anche qui, 4 anni dopo, raggiunta dai nazisti
è deportata con la sorella Rosa ad Auschwitz, dove, insieme a
tanti altri fratelli, verrà asfissiata nella camera a gas il 9
agosto 1942.
A chi le offriva di fare qualcosa per salvarle la vita, Edith aveva
risposto: "Non lo fate! Perché io dovrei essere esclusa? La
giustizia non sta forse nel fatto che io non tragga vantaggio dal mio
Battesimo? Se non posso condividere la sorte dei miei fratelli e
sorelle, la mia vita è in un certo senso distrutta". Coerente
fino in fondo alla Verità!
Alessandro
Don Gabriele Amorth ci manda qualche ricordo dei 26 anni passati
visitando P.Pio.
«Su P. Pio è rimasta famosa l'autodefinizione che diede
ad un giornalista: "Sono un povero frate che prega". Lo stavo a
contemplare con la corona in mano; la chiamava la sua arma e scrisse
al direttore spirituale che ne recitava almeno 5 intere ogni giorno;
questo significa in termini di tempo, 5 ore al giorno dedicate al
Rosario. Dormiva pochissimo e aveva una capacità di fare
più cose contemporaneamente. Meditava i misteri; così
soffriva visibilmente i dolori della Passione di Cristo, ma sentiva
pure nella sua anima i dolori di Maria, che riteneva la più
grande martire, vera Regina dei Martiri.
Più avanzava in età e più il Padre sentiva la
necessità di aumentare lo spazio da dare alla preghiera.
Già alla fine degli anni '40 m'ero accorto che il tempo che
dedicava alle confessioni era assai ridotto. Era lontana l'epoca in
cui confessava anche 16 ore al giorno. P. Michelangelo gli
osservò un giorno: "Caro Padre non potresti confessare un po'
più a lungo? Qui ci sono persone che vengono anche da molto
lontano, dall'estero, e per potersi confessare da te debbono
aspettare lunghi giorni". Ecco la risposta: "Caro P. Michelangelo,
credi che la gente venga qui per P. Pio? La gente viene per sentirsi
dire una parola del Signore. E se io non prego, che cosa do alla
gente?".
Il bisogno della preghiera gli veniva anche suggerito dalla
consapevolezza di essere indegno; si sentiva un grande peccatore, col
rischio continuo, col terrore, di poter commettere un peccato e di
poter perdere la fede. Perciò è sempre stato un grande
mendicante di preghiere. Mi ero accorto che, se volevo vederlo
illuminarsi di gioia, bastava che gli dicessi: "Padre, prego per
lei". Ringraziava con effusione; pareva che volesse dire: "Finalmente
uno che mi capisce!".
Sentiva moltissimo lo stimolo alla preghiera anche perché
sentiva la necessità di santificarsi per santificare. Era una
preoccupazione che cercava di infondere soprattutto nei sacerdoti.
Ricordo bene quando mi confessai da lui, poco dopo la mia ordinazione
sacerdotale. Quando gli confidai di essere un prete novello mi disse
con forza: "Ricordati che un sacerdote deve essere un propiziatore.
Guai se è lui ad aver bisogno di essere propiziato!
Ricordatene bene"».
Don Gabriele Amorth
(Don Amorth descrive i suoi incontri con P.Pio nel libro "P.Pio - fede, sofferenza, amore" ed. Dehoniane di Roma)
P.Pio sarà dichiarato beato il 2 maggio prossimo. Il Papa l'ha annunciato il 21 dicembre dichiarando concluso il processo di beatificazione dopo il riconoscimento del miracolo ottenuto da Consiglia De Martino, guarita improvvisamente dopo averlo invocato.
"Se tutta l'acqua del mare diventasse inchiostro, non basterebbe per scrivere sulla carta i doni di Dio" (dal Corano)
Così ha riferito P.Slavko: nel giorno di Natale la Madonna,
secondo quanto promesso il 12 settembre, è apparsa a Jakov.
Egli si è preparato all'incontro con la confessione, ha
partecipato alla S.Messa nella Comunità Cenacolo, poi siamo
andati nella sua casa con la famiglia e alcune altre persone. Abbiamo
cominciato a pregare e alle 11,50 la Madonna è venuta ed
è rimasta con lui per 18 minuti. Dopo l'apparizione Jakov ha
detto:
«La Madonna è venuta gioiosa, mi ha salutato come sempre
con il saluto: 'Sia lodato Gesù Cristo'. Mi ha parlato dei
segreti e dopo ciò mi ha dato questo messaggio:
"Cari figli, oggi nel giorno della nascita di mio figlio il mio
cuore è pieno di infinita gioia, amore e pace. E come vostra
madre desidero che ognuno di voi senta nel cuore questa stessa gioia,
pace e amore. Per questo, non abbiate paura di aprire il vostro cuore
e donarvi completamente a Gesù, perché solo così
Lui può entrare nel vostro cuore e riempirlo di amore, pace e
gioia.
Io vi benedico con la mia benedizione materna"».
Dopo l'apparizione Jakov ha pianto per un certo tempo. Noi presenti,
vedendo che lui non si muoveva e rimaneva in ginocchio come durante
l'apparizione, abbiamo continuato a pregare. Alla fine ci ha detto:
"Io ho pianto non perché la Madonna fosse triste, ma
perché l'apparizione è stata breve". Così nel
giorno di Natale la Madonna ci ha dato due benedizioni materne. (S.
B.)
Hanno rilasciato lunghe interviste delle quali riportiamo le
espressioni salienti. In ottobre hanno fatto visita a Medj. 2
vescovi: uno brasiliano e l'altro polacco. Questi, mons.Albin
Malysiak, ha collaborato per 20 anni col Papa e tuttora ha
contatti con lui: "Lavorare con lui è stata per me una grande
gioia: è un grande uomo, onesto, sincero e ha una grande
comprensione verso gli altri..."
Quanto a Medj. "ritengo personalmente che i veggenti abbiano visioni
reali... E' meraviglioso udire pregare all'unisono in tante lingue,
tra cui si distingue anche quella polacca. Mi fa piacere che vengono
qui molti sacerdoti e che la devozione mariana si svolga fedelmente
secondo le norme della Chiesa..."
Due vescovi di Haiti sono rimasti con 33 pellegrini a Medj. dal 16 al
23 novembre. Mons.Louis Kebreau vescovo di Hinche, ha detto: "Qui si
sperimenta la pace interiore, la riconciliazione. Bisogna venire qui,
vedere, incontrare e ascoltare le persone per riscoprire la vera fede
cristiana... Siccome si viene qui per una liberazione interiore, si
avvertono anche in modo più forte gli attacchi di satana, ma
la presenza di Maria ci dona una forza che ci libera, ci dà
luce e ci mette sul giusto cammino".
Mons. Joseph Lafontant, vescovo ausiliare di Haiti, ha visitato
spesso Fatima e Lourdes, "ma questo luogo è tutto diverso
rispetto agli altri. Ognuno vive le proprie esperienze personali pur
trovandosi tra tanta gente". L'ha spinto a venire a Medj. la visita
di Jakov ad Haiti in settembre, quando ha notato come i tanti
pellegrini di Medj. che hanno partecipato agli incontri pregavano
intensamente. "Molti chiedevano di confessarsi. Tutti hanno bisogno
di questa esperienza di conversione e di riconciliazione con se
stessi e con gli altri".
"Sono venuto con un cuore di pietra, torno con un cuore di
carne" - Mons. Kenneth Steiner, l'americano vescovo ausiliare di
Portland (Oregon), è rimasto a Medj. dal 7 al 12 novembre.
Nella S.Messa, celebrata prima di partire ha detto tra l'altro: "Sono
venuto qui con un cuore di pietra. Ho lasciato questa pietra sulla
collina delle apparizioni e sul Krizevac. Torno a casa con un cuore
tenero... E' davvero un miracolo quello che la gente vive qui e porta
con se nelle proprie famiglie e nelle comunità parrocchiali...
Anche noi vescovi e sacerdoti abbiamo bisogno di questo rinnovamento.
Ho incontrato molti sacerdoti che venuti a Medj. hanno riscoperto il
significato della loro vocazione".
Il vescovo austriaco di Salisburgo, mons.Georg Eder ha visitato per
alcuni giorni Medj. prima della festa dell'Immacolata: al prossimo
numero l'intervista.
Tutti questi vescovi hanno affermato che, tornati a casa, diranno
alla loro gente di venire qui per rinnovare la loro fede.
Mons.Franic': che cosa ho imparato a Medj. - Mons.Frane
Franic', arcivescovo emerito di Spalato, nonostante l'età
avanzata, trascorre il proprio tempo leggendo o scrivendo e passa il
pomeriggio in preghiera e adorazione. Con un sorriso e profonda
convinzione riconosce di averlo imparato a Medj. e di rimanere fedele
agli inviti della Madonna.
Questo hanno riferito il parroco di Medj., fra Ivan Landeka, e fra
Slavko Barbaric' in una visita fatta il 9 ottobre al presule. Egli ha
loro ricordato quello che ha detto al termine della sua Messa di
diamante: "Ogni sacerdote deve pregare 3 ore al giorno, i vescovi 4 e
gli arcivescovi in pensione 5". Per la prima volta egli visitò
in incognito Medj. sentendosi responsabile della fede del suo popolo
e per assumere una posizione decisa. Da allora è divenuto un
grande difensore degli eventi.
In una sua visita al Santuario, la veggente Marija gli affidò
un messaggio della Vergine. In questo messaggio egli ravvisò
una profezia, perché successivamente tutto si verificò
alla lettera: si tratta di cose che la veggente non poteva
assolutamente sapere. Questa per lui è stata una prova
ulteriore della veridicità delle apparizioni.
Nelle feste natalizie a Medj. si è vissuta un'atmosfera di preghiera di pace e di comunione. Oltre al programma serale di preghiera la festa è stata preparata con una novena di Rosario sulla collina delle apparizioni e da tre seminari di digiuno e preghiera alla "Domus Pacis", ai quali hanno partecipato 150 pellegrini. La veglia di preghiera della vigilia è iniziata alle 22 nella Chiesa gremita di fedeli e si è conclusa con la Messa di mezzanotte. (Adattamento dal Press Bulletin)
Il valore della sofferenza - Vicka ha avuto grandi sofferenze in queste ultime settimane ed è rimasta a letto per uno strappo alla schiena, sospendendo anche gli incontri con i pellegrini. Ne avrà ancora per un po' di tempo. Prima andava a visitare e consolare i malati, ora fa ben di più, condividendo le loro sofferenze e pregando per loro. Già negli anni '80 la veggente aveva avuto dolori fisici acuti e la Gospa l'aveva istruita sul valore inimmaginabile della sofferenza quando la offriamo a Dio. "Sono rari quelli che comprendono il grande valore della sofferenza - ha detto a Vicka -. Se sapessero quante grazie vengono dalla sofferenza offerta per se stessi e per gli altri, ne ringrazierebbero Dio."
La pace in famiglia è una grazia che Maria non rifiuta a
quelli che hanno piena fiducia in Lei. Lo testimoniano Giacomo e
Chiara dalla Normandia. Erano tristi nel vedere allontanarsi dalla
fede la loro figlia Marianna, sposa a un musulmano che tra l'altro
aveva rifiutato il Battesimo dei tre figli. Andati in visita alla
figlia, trovarono una situazione drammatica: un'aria greve dominava
in quella casa dove i due coniugi non si parlavano più e
sembrava imminente la rottura.
Marianna, aggressiva oltre ogni misura non nasconde ai genitori di
volersene andare con i figli. Essi le chiedono di non prendere alcuna
decisione prima di un loro ritiro di cinque giorni a Medj. con
P.Slavko: "Tu vedrai che con il digiuno e la preghiera si può
ottenere tutto". E poi partono per mettere con totale fiducia nelle
mani di Maria il problema umanamente insolubile. A Medj. si impegnano
con tutte le forze a vivere i cinque punti della Madonna nella
certezza che Maria impedirà la rovina di quella famiglia.
La sera stessa del loro ritorno in Francia la figlia li chiama per
dire loro che il marito l'aveva condotta in week-end senza i figli:
incredibile! Quattro giorni dopo ella racconta: "Ieri mio marito ha
voluto parlarmi. Pensavo che volesse chiedere il divorzio e aspettavo
il peggio. Invece, incredibile, mi chiedeva perdono per tutto il male
che mi ha fatto. «Abbi fiducia, io voglio cambiare, io ti voglio
bene. Abbiamo dei bei bambini ...» e più egli parlava, un
nodo mi stringeva la gola, non riuscivo a dir nulla, ma solo a
piangere". Le cose cambiarono completamente. Diventò pieno di
attenzioni, chiamava dall'ufficio, era diventato più
affettuoso. I tre bambini furono battezzati. Cosa può
succedere quando confidiamo pienamente in Maria!
Nel giorno dell'Immacolata siamo stati all'appuntamento
della Madonna alla Croce Blue. Malgrado il freddo i cuori erano in
festa. La benedizione di Maria ha infuso tanta pace nei pellegrini
presenti. Secondo Ivan la Madonna ha mostrato grande gioia. Ha
pregato soprattutto per gli ammalati e di nuovo ci ha invitato a
pregare in famiglia e a prepararci per il grande giorno che viene
(Natale).
(Dal diario di Suor Emmanuel)
Ricordiamo anche noi il 20° di professione religiosa nelle "Béatitudes" di Suor Emmanuel, alla quale dobbiamo il nostro grazie per i preziosi servizi da Medj.
Missione in Francia di Mirjana e di P.Ivan Bradvica che hanno guidato il programma di preghiera di Medj. a Ville Franche S/Saône vicino a Lione il 14 e 15 novembre, con la presenza di più di 4.800 persone. Una presenza costante e orante di migliaia di fedeli tra sabato e domenica alla S.Messa del mattino e al programma della sera. Un fine settimana pienamente riuscito, in cui si è avvertita la presenza dello Spirito S. e grande fervore nei cuori. Ringraziamo il gruppo di Medj.-Magnificat di Frans che ha organizzato ottimamente la manifestazione. (Y. M.)
Il pellegrinaggio nazionale francese si è ripetuto
anche quest'anno a Medj. con 1.500 pellegrini dal 22 al 31 ottobre.
Negli intensi giorni di preghiera, di ascolto e di visite, si sono
spiritualmente caricati e sono ritornati con il desiderio di
diffondere i messaggi di pace nel loro paese.
I pellegrini irlandesi sono tra i più numerosi che vengono a
Medj.: almeno 200 ogni settimana da aprile a ottobre. Sono
accompagnati da ottime guide e sacerdoti. L'ultima settimana di
ottobre 120 guide si sono date appuntamento per approfondire con i
sacerdoti e i veggenti la realtà di Medj. in modo da poter
svolgere con maggior proprietà il loro compito con i
pellegrini.
In Austria P.Slavko a Sonntagsberg presso Linz ha tenuto
dal 2 al 6 novembre un corso di digiuno e di preghiera come si fa
alla Domus Pacis di Medj.. Vi hanno partecipato con grande impegno 60
fedeli. La sera del 6 novembre lo stesso Padre ha celebrato il
programma serale di Medj. nella chiesa francescana di Salisburgo
gremita di pellegrini che si incontrano già da anni ogni
mercoledì per la preghiera.
Il 7 novembre P.Slavko ha partecipato a un incontro di preghiera a
Norimberga, iniziato con il Santo Rosario e terminato con la Santa
Messa e l'Adorazione al SS. Sacramento. L'8 novembre ha incontrato i
fedeli a Heroldsbach, dove sarebbero avvenute apparizioni dal 1949 al
1952: vietato ai fedeli per 50 anni, ora è stato accettato
come luogo di preghiera, dove un certo Dietrich conduce un programma
spirituale come a Medj.. Nel pomeriggio c'è stato l'ultimo
incontro a Passau. P.Slavko ha concluso: "la Regina della Pace ha
esortato molti alla preghiera e ovunque trova persone che la seguono
nelle case e nelle comunità parrocchiali ottenendo buoni
frutti".
Vienna e Mostar dallo scorso ottobre sono unite da un volo aereo il
lunedì, il martedì e il giovedì ad opera della
compagnia Austrian Airlines di Vienna. Partenza da Vienna alle 13.25
e ritorno negli stessi giorni alle 15.20.
Il seminario formativo di preghiera per guide e capigruppo si terrà dal 28 febbraio al 5 marzo 1999 presso l'Hotel "Sunce" di Neum: è il sesto e durerà sei giorni. I primi 4 giorni saranno dedicati alla preghiera, alle lezioni, allo scambio di esperienze, mentre il penultimo sarà un ritiro per il rinnovamento spirituale. Il pellegrinaggio a Medj. concluderà il seminario.
Il 10° incontro internazionale di preghiera per giovani si svolgerà anche quest'anno dal 31 luglio al 6 agosto e avrà come tema Dio Padre, fonte di vita.
Incontro internazionale per i sacerdoti dalla sera del 30 giugno fino a Mezzogiorno del 6 luglio sul tema i sacerdoti alla scuola di Maria". Per tutti questi corsi informarsi: fax (387) 88 651 444; tel (387) 88 651 988 (P.B.)
Per il nuovo ospedale Padre Pio a Medjugorje - Prosegue intensa l'attività, sul piano tecnico e burocratico, per preparare quanto necessario alla realizzazione dell'Ospedale "P.Pio". Primo nucleo operativo sarà il Centro medico Regina Pacis che funzionerà verso la fine dell'anno. E' una struttura a quattro piani. Per ora è solo allo stato grezzo: tutta da attrezzare per entrare in funzione! Ci affidiamo alla Provvidenza ... e anche a voi. Potete dare il vostro contributo in lire o in moneta Euro sul ccp 11958436 intestato: "Casa internazionale della Pace", via Gen. Dalla Chiesa 38a, 43015 Noceto (PR) P.Mannes M.Gizzardi, domenicano
P.Jozo ha esposto ai giovani del Festival gli avvenimenti degli
inizi. Eccone in succinto alcuni tratti, perché anche noi
ritorniamo al "primitivo fervore".
«...Quando di ritorno da Zagabria, ho sentito parlare delle
apparizioni, ebbi subito l'impressione che fosse una messa in scena
organizzata dai nemici della Chiesa per scoraggiare e annientare la
mia attività specialmente tra i giovani. Vedevo fiumane di
gente accorrere sul Podbrdo, mentre la Polizia non interveniva. Ho
interrogato i ragazzi, registrando tutto e mi impressionava sempre
più la loro serenità in contrasto con il mio
scetticismo... Un giorno stavo a pregare in Chiesa con il breviario,
sempre in preda ai miei dubbi e ho sentito una voce più forte
e più chiara di quella con cui ora vi parlo e diceva:
"Esci, proteggi i veggenti". Ho lasciato il breviario nel terzo banco
-ricordo bene- e sono uscito: ero solo in Chiesa, perché tutti
erano sulla collina. Tenevo ancora la maniglia e non avevo messo
fuori il piede, quando i veggenti sono venuti gridando: "La Polizia
ci insegue!" "Bene, venite con me". E li ho portati in una stanza
della canonica e ho chiuso a chiave, sedendomi poi sotto i cipressi.
Subito è arrivata la Polizia che mi ha chiesto: "Ha visto i
ragazzi?" Ho risposto: "Si, sono passati". E loro sono corsi al
villaggio di Bijakovici.
Il 30 giugno ('81) feci anche un'omelia alla gente e dicevo loro che
non erano necessarie le apparizioni e che Gesù si trovava in
Chiesa. "Che bisogno c'è di andare sul colle? Venite in Chiesa
dove trovate sicuramente Gesù..."
Alla fine della Messa, mi sento tirare il camice dal chierichetto:
era Jakov che aveva un messaggio da dire alla gente. Misi Jakov al
microfono e lui disse: "La Madonna vuole che si preghi con il
Rosario". Mentre mi dirigevo in sacrestia, vidi che la gente non si
muoveva per uscire, anzi sentivo piangere: tutta la Chiesa piangeva e
vedevo tante corone nelle mani. Tornai presto sul presbiterio a
recitare il Rosario con tutta la gente: una semplice frase della
Madonna ripetuta da un bambino aveva ottenuto ciò che io non
ero mai riuscito a ottenere con tutte le prediche in 8 mesi da che
ero a Medj. Anche la notte la Chiesa e il piazzale si sono riempiti e
mentre pregavamo continuamente con il Rosario, la Madonna è
apparsa e ha benedetto tutto il popolo, tutti i presenti e tutta la
Chiesa. Poi ha ripetuto: "Pregate tutti i giorni così".
Allora la gente si è sentita piena di gioia, perché ha
conosciuto la volontà della Madonna. Successivamente Maria ha
detto che bisognava digiunare il mercoledì e i venerdì.
Tutti hanno digiunato a pane e acqua, anche gli operai nelle mense:
non si sono limitati a cambiare la carne con il pesce!
Dopo 3 giorni di digiuno sono cominciate le confessioni: più
di 150 sacerdoti hanno confessato per tutto il giorno e la notte. Il
clima della parrocchia era completamente cambiato. Poi, dopo questi 3
giorni, la Madonna contenta ci ha detto: "Pregate con il cuore, non
per abitudine" e ancora "Prima di pregare, ognuno deve perdonare i
nemici, offrirli al Padre e desiderare per loro la grazia e la
benedizione". L'ho detto ai miei parrocchiani e loro hanno detto
"Sì, assieme", perché in quei giorni a Medj. tutti
erano un cuor solo. Ma come era difficile perdonare! Sembrava di
essere entrati in un deserto dopo tanto entusiasmo. Dissi ai miei
parrocchiani di chiedere la grazia di poter perdonare e poter
riprendere a pregare. Eravamo in Chiesa tutti muti da circa 20 minuti
e pareva non ci fosse via d'uscita. Allora Maria ci ha fatto un
grande regalo. Un signore al centro della Chiesa ad alta voce ha
pregato così: "Signore, io ho perdonato, perdonami". E ha
cominciato a piangere. Allora tutti abbiamo pianto come si fosse
aperto un rubinetto di acqua; tutti abbiamo sentito il desiderio di
pregare come lui e si è formato nella Chiesa un solo coro che
diceva: "Signore, anch'io ho perdonato, perdonami", ripetuto mille
volte.
Allora è stato possibile pregare con il Rosario e abbiamo
pregato proprio con il cuore -non possiamo dimenticarlo- e abbiamo
capito da che cosa nascono l'amore e la riconciliazione. Durante la
funzione ci siamo sentiti veramente alla stessa mensa e il giorno
dopo per le strade di Medj. sono successe altre grandi cose: gente
che non si guardava, ha veramente perdonato, ha ripreso a scambiarsi
parola, a stare alla stessa tavola insieme. La mattina dopo abbiamo
visto nel cielo una enorme scritta luminosa: MIR, pace, che si
muoveva dal Krizevac alla Chiesa, come un fiume di fuoco. Allora
abbiamo capito che cosa era necessario fare perché il Signore
ci desse la vera pace...»
Successivamente P.Jozo ha parlato così ai pellegrini:
«Beata é la mamma di Dio, ma più beata è
ogni persona che fa la volontà di Dio. "Oggi vi invito ad
essere con Gesù attraverso la preghiera", ha detto la Madonna
in un messaggio, quando l'uomo accetta la preghiera, allora vengono i
frutti perché Dio ha detto che questi non mancheranno. Bisogna
andare alla preghiera con cuore pulito ed aperto. Occorre pregare con
il cuore. E' necessaria una grande disponibilità ed
umiltà per essere con Gesù nella preghiera. Non prega
più nessuno perché non si prega in famiglia...
Anche sacerdoti e vescovi non pregano. Medjugorje prende piede
perché si prega. Non serve un parroco moderno, ma serve un
parroco che stia davanti al Santissimo e che preghi. Se non preghiamo
in famiglia, anche se andiamo in chiesa, a messa, non abbiamo la
fede. Il nostro fare non può essere sostituito da nessuna
regola che elimini o riduca la preghiera. Tutti coloro che non
pregano sono contro Medjugorje. Chi non prega è come il fico
che non porta frutti. Il messaggio più comune della Madonna
è questo: essere con Gesù attraverso la preghiera, il
digiuno, i sacrifici. Dice Maria: "Non potete testimoniare e parlare
della preghiera se non pregate". La Madonna non ci permette di
parlare della preghiera se non preghiamo e così di parlare dei
messaggi se non li viviamo. La preghiera del cuore e questo accade
quando ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Non si cambia con
l'intelligenza, ma con il cuore e con l'amore. Noi viviamo un tempo
di grazia, come diceMaria; approfittiamone di questo
momento».
Nella sua esposizione al festival dei giovani, don Cosimo
Cavalluzzo ha posto al centro la confessione che guarisce dal
peccato: "Giovani, guardate bene nel vostro cuore... Che cosa avete
guadagnato con il peccato? Niente. Ed avete perso la pace, la gioia,
la fiducia in voi stessi...Avete perso tutto, eppure questa non
è la fine. Dio torna sempre ad accostarsi a te, Gesù
non è venuto per condannarti, ma per amarti, per guarirti, per
salvarti".
Don Cosimo elenca alcuni dei peccati che ci separano dall'amore di
Dio: l'egoismo, l'impurità, il desiderio cattivo, la
dissipazione: tutte cose che ci impediscono la collaborazione con lo
Spirito S., senza la quale non c'è vita, non c'è vera
gioia, non c'è pace.
Prosegue invitando i giovani ad avere fiducia nella Chiesa, la stessa
che il Cristo ha voluto e mediante la quale Egli è
costantemente presente in mezzo a noi. "Nella persona del confessore
che accoglie la tua confessione è presente Gesù che
intende incontrarti, che ti perdona tutto e ti ama! Si può
vivere puri, umili, nella verità, nella preghiera: nostro
alleato é lo Spirito S. che in noi prega. E' Lui la nostra
forza. Egli può tutto in noi e per noi. E' necessario
però cercarlo ed essere consapevole di questo: tu puoi essere
santo!
Prendiamo due vizi della nostra vita e impegniamoci con Maria a
vincerli. Se ci proviamo, Dio ci aiuterà perché noi gli
siamo cari. S.Pietro dice di gettare nel Signore ogni affanno ed Egli
provvederà. Tu sei un figlio caro di Dio, Dio ha cura di te.
Tu sei in questa storia perché Dio ti ha pensato. Tu sei quel
giovane che Gesù fissò ed amò. Entra negli occhi
di Gesù. Tu hai bisogno di questo sguardo di Gesù.
Perciò basta con tutti gli scoraggiamenti! Gesù ti
guarda, ti pensa.
Preghiamo lo Spirito S. perché è Lui che ci dà
la coscienza che Gesù ci ama, ci vuole bene, ci pensa sempre.
Gesù ci dice: Io sono per voi consolatore, amore, io sono con
voi. Tu sei un figlio caro per me, le mie viscere si consumano per
te. Pensate le viscere di Dio si consumano per noi.
Prendiamo l'impegno di scegliere una guida spirituale, diversamente
non si va avanti. Occorre fare delle promesse poi da mantenere; avere
familiarità con Gesù-Eucaristia. Lasciatevi baciare da
Gesù-Eucaristia (noi preti dobbiamo pregare di notte!).
Stabilite un tempo settimanale per stare con Gesù, davanti al
Lui. Lì incontrerete l'amore e l'amore vi darà gioia.
Accanto all'Eucaristia metti la confessione: confessiamoci spesso
anche se ricadiamo negli stessi peccati.
Apri il cuore a Gesù nella confessione, Egli ha sempre
qualcosa da dirti. Stabiliamo un tempo per la confessione: una volta
alla settimana, ogni 15 giorni, ma non lasciamo passare un mese. Se
faremo così, vivremo nella gioia e nella pace. Vivremo nella
gioia piena, non a metà. Anche per noi preti sarà
così: avremo la gioia piena! I giovani hanno bisogno di
sacerdoti pieni di gioia.
I giovani hanno questo diritto. Giovani! Dio solamente può
riempire il vostro cuore, diamogli allora una fiducia piena e
continua. Esercizio pratico da fare: quando ti vanno male le cose
devi fare un atto di fede e dire: mia gioia, Cristo è risorto!
Ti cade una tegola in testa, devi dire: mia gioia, Cristo è
risorto! La gioia di Cristo la si trasmette, non la si può
contenere. Per questo devi prendere un impegno se vuoi camminare
nella gioia".
D. Hai vissuto dei deserti spirituali?
R. Viaggio in Africa gratis! Sì, certo è molto positivo
vivere dei deserti e penso che la Madonna mandi questo caldo a
Medjugorje, così vi abituate! Non c'è altra via per
purificare il nostro essere da tante cose negative, ma voi sapete che
nel deserto ci sono anche delle oasi: ecco allora che non abbiamo
più paura. Una vita caotica, frenetica è segno che si
cerca di fuggire da questo deserto perché nel deserto dobbiamo
guardare noi stessi, ma siccome Dio non ha paura di guardarci,
possiamo vedere noi stessi con il suo sguardo.
Io penso che la guida spirituale sia molto utile in questo caso,
anche per essere incoraggiati, perché spesso vedo che le
persone si stancano, dimenticano il loro primo amore. Anche le
tentazioni sono forti e un gruppo di preghiera può aiutare
molto; questo fa parte del cammino.
D. Hai avuto delle locuzioni con Gesù?
R. Anche.
D. Attraverso le locuzioni hai mai avuto il caso di consigliare o
riferire qualcosa a qualcuno in particolare?
R. Poche volte, perché la Madonna non ha dato il dono in
questo senso. Qualche volta la Madonna ha incoraggiato persone
particolari attraverso le locuzioni, ma molto raramente.
D. Nei messaggi che la Madonna ti manda, ti ha mai detto qualcosa per
i giovani e in particolare per le giovani donne?
R. La Madonna invita i giovani e ha detto che i giovani sono la sua
speranza, ma i messaggi sono per tutti.
D. La Madonna ha parlato di gruppi di preghiera. Che caratteristiche
devono avere questi gruppi, che cosa devono fare?
R. Per quanto riguarda un gruppo di giovani, bisogna soprattutto
pregare e vivere un'amicizia che si forma attraverso questo bene
comune che è Dio. Dio è la cosa più bella che un
amico può dare. In un'amicizia così non c'è
spazio per la gelosia; se tu dai Dio a qualcuno non togli niente a te
stesso, anzi, lo possiedi ancora di più.
Come giovani, cercate la risposta alla vostra vita. Noi insieme
abbiamo letto tantissimo la S. Scrittura, l'abbiamo meditata e
abbiamo discusso tanto, perché è importante che
incontriate Dio anche a livello intellettuale. Voi dovete sapere che
siete giovani che appartengono a Cristo, altrimenti il mondo
farà presto a tirarvi via da Dio. Si parlava molto negli
incontri, ma soprattutto si pregava insieme, magari sul Podbrdo o sul
Krizevac.
Abbiamo pregato e meditato in silenzio e insieme il Rosario. Un altro
elemento sono state sempre le preghiere spontanee, importanti in una
comunità. Ci incontravamo per la preghiera tre volte la
settimana.
D. Cosa puoi dire ai genitori che vogliono dare Dio ai figli, ma
questi lo rifiutano?
R. Anche io sono una figlia e ho dei genitori che vogliono fare la
stessa cosa. I genitori devono essere coscienti del loro ruolo. Mio
padre mi dice sempre: "Io ti devo richiamare, perché Dio mi
chiederà conto di che cosa ho fatto dei miei figli".
Non è un'opzione quella di dare solo la vita fisica ai figli,
perché, come dice Gesù, non basta il pane per
sopravvivere, ma è importante dare a loro la propria vita
spirituale. Se rifiutano, forse anche lì il Signore ha un
progetto, Lui ha il suo appuntamento con tutti. Quindi se è
difficile voltarsi verso i figli, voltatevi di nuovo verso Dio,
perché "se non posso parlare agli altri di Dio, posso parlare
a Dio degli altri".
Io direi di stare molto attenti con l'entusiasmo: spesso non si
è ancora maturi e si vuole convertire tutti. Non dico
ciò per criticare, ma questa è un'opportunità
per maturare ancora di più nella vostra fede, perché
non credo che i figli rimarranno indifferenti alla vostra
santità. Metteteli nelle mani di Maria, perché anche
Lei è mamma e Lei li porterà a Cristo. Se vi avvicinate
ai vostri figli con la verità, avvicinatevi nella
carità e nell'amore, perché la verità senza la
carità può distruggere. Ma quando invitiamo gli altri a
Dio, stiamo attenti a non giudicare (Medj. 12.8.98).
S.Francesco si trovava a Perugia in compagnia di frate Leone:
dovevano tornare ad Assisi, a S.Maria degli Angeli. La strada a piedi
era tanta: come passare il tempo? Francesco invita frate Leone a una
piccola sfida:
"Vogliamo fare la gara tra chi dirà più Padre
nostro?"
Frate Leone acconsente, e via, a passo svelto, verso casa. Arrivati a
S.Maria degli Angeli, Francesco chiede a frate Leone: "Quanti Padre
nostro hai detto?"
"Sono arrivato a contarne più di 200, poi non li ho contati
più. E tu?"
"Io -rispose Francesco- non ne ho detto nemmeno uno".
"Perché?" gli chiese frate Leone.
E Francesco spiegò: "Appena cominciavo a dire Padre, pensavo
ai rapporti che ci sono tra padre e figlio. Quando dicevo nostro
pensavo a tutti gli uomini come miei fratelli. Quando poi arrivavo a
dire: che sei nei cieli, allora mi veniva da pensare che la casa di
mio Padre è lassù, mentre io sono quaggiù sulla
terra, fuori di casa. Così mi lasciavo prendere da tanta
nostalgia per la casa di mio Padre, e la tristezza di essere lontano
da Lui velava tutti i miei pensieri. Ma la certezza che un giorno
sarei tornato da Lui, in quella casa che mi sarebbe toccata in
eredità, essendo suo figlio, mi dava una grande gioia che mi
riempiva il cuore".
1. Maria chiama anche te a questa preghiera di contemplazione, come
ha insegnato anche a Medj. 2. Come è facile per noi, esuli e
pellegrini, dimenticare la patria, unicamente assorbiti dalla terra
d'esilio e solamente affannati di non poter avere su di essa tutto
ciò che poi si perde.
Così racconta Elga: «In seguito a una novena a Padre
Pio, degli amici mi hanno offerto il viaggio a Medjugorje nel
settembre del 1989. Che sogno! Medjugorje è davvero
l'anticamera del cielo!...
Tornata in Messico, volevo vivere tutte le grazie che avevo ricevuto
a Medjugorje e ho deciso di fare tutto come là...
Ho scoperto una cosa che mi ha meravigliato: nel gruppo di preghiera
di Jelena, Maria aveva fatto loro un commento del Padre nostro. "Voi
non sapete pregare il Padre nostro" aveva detto loro. Aveva quindi
raccomandato che recitassero solo il Padre nostro durante tutta la
settimana, per imparare a pregarlo con il cuore. Appena hanno
cominciato a farlo, ognuno di loro si è reso conto che avevano
difficoltà a dire alcune frasi del Padre nostro e che il loro
cuore non riusciva a penetrarle profondamente... Per esempio certi
non potevano dire sinceramente: "Sia fatta la tua volontà" e
altri "Perdona a noi i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri
debitori..."
Ho deciso di fare anch'io questa esperienza per una settimana,
cominciando dal giorno seguente. Immaginate la mia sorpresa nel
constatare di non essere capace di pronunciare con il cuore nemmeno
le prime parole di questa preghiera: "Padre nostro..." Provavo e
riprovavo, ma era impossibile chiamare Dio padre mio. Mi sono messa a
riflettere e mi sono ricordata che a causa del divorzio dei miei
genitori, mio padre non mi era mai stato vicino quando avevo
più bisogno di lui. Rapidamente mi è cresciuta nel
cuore una vera collera contro Dio, che aveva permesso che io non
avessi un padre e gli ho detto: "Come puoi chiedermi di chiamarti
Padre, quando non so neppure che cosa sia averne uno? Sai benissimo
che il mio papà ci ha lasciato quando avevo sei anni e che
praticamente non lo conosco perché si è risposato e non
si è mai più interessato di noi".
Per tutta la settimana ho continuato a fare il processo a Dio, ma
verso la fine ho cominciato a perdonargli. Dapprima ho perdonato Dio
di aver permesso che i miei genitori divorziassero, poi gli ho
chiesto la grazia di perdonare i miei genitori di non aver fatto
tutto il possibile per salvare la loro unione, infine la grazia di
perdonare mio padre che ci aveva abbandonato.
L'indomani, alla Messa, non potevo credere alle mie orecchie! Il
Vangelo del giorno era proprio quello in cui Gesù insegna ai
suo apostoli a pregare dicendo: "Quando pregate, dite Padre
nostro..." Ritornando a casa in macchina ho provato il bisogno
impellente di gridare a voce alta e con tutte le mie forze: "Padre
nostro! Sì, tu sei il mio padre, il mio carissimo padre, il
mio papà del cielo e io ti amo, ti amo profondamente! Se puoi,
perdonami di non averti chiamato Padre, con tutto il cuore, fino a
questo momento!"
Piangevo tutte le mie lacrime e supplicavo Dio Padre di permettermi
di vedere il mio padre terreno, di non lasciarlo morire prima di
avergli detto che lo amavo, che lo perdonavo di averci abbandonate.
Ho chiesto questa grazia anche per le mie due sorelle.
Cinque anni più tardi, sono venuta a sapere che mio padre
aveva un cancro e che il suo stato era critico. Le mie sorelle e io
siamo andate a trovarlo e ci siamo chiesti perdono reciprocamente.
Mio padre ha persino domandato fino a che punto mamma fosse spiacente
per la sofferenza che le aveva causato andandosene. La pregava di
perdonarlo. Durante ogni mia visita gli parlavo di Dio e della Santa
Vergine. E sono arrivata perfino a chiedergli di domandare perdono a
Dio per i nostri peccati. Lui mi ha risposto che non aveva mai
né rubato, né ucciso. Ed io: "Dimmi papà, hai
sempre amato Dio con tutto il tuo cuore e il prossimo come te
stesso?"
"Certo no, ma chi lo fa davvero?" "Senti papà, devi domandare
perdono a Dio per questo". Ha accettato e abbiamo pregato insieme per
il perdono. Mi chiese persino di dire ai miei amici cattolici di
pregare per lui, perché il Signore lo chiamasse presto. I
giorni seguenti mio padre non ha sentito più alcun dolore e il
venerdì seguente si è addormentato serenamente nella
pace del Signore».
(da Medjugorje, gli anni '90 di Sr. Emmanuel che illustra con fatti e testimonianze i messaggi degli ultimi anni; ed. Shalom, 60020-Camerata Picena -AN- tel. 071 7450440; fax 071 7450140)
Uno sconvolgente miracolo della Madonna - A tutti è
capitato di sentire un amico, un conoscente, un parente dire:
"Crederò ai miracoli soltanto quando mi sarà dimostrato
che un braccio o una gamba tagliati sono ricresciuti!" Ebbene: almeno
una volta questo è capitato, e con tutte le garanzie storiche
necessarie. Vittorio Messori, il noto scrittore scelto tra l'altro da
Giov. Paolo II per intervistarlo nel libro "Varcare la soglia della
speranza", ha indagato sul fatto, esaminando tutta la documentazione
originale, conservata negli archivi del posto e dedica al fatto
l'ultimo suo libro dal titolo Il miracolo (ed. Rizzoli, con cinquanta
illustrazioni a colori).
Ecco quanto avvenne il 29 marzo del 1640 a Calanda, un villaggio
nella regione spagnola dell'Aragona. Quella sera per intercessione di
nostra Signora del Pilar (la veneratissima Madonna di Saragozza), a
un giovane contadino fu restituita di colpo la gamba destra, amputata
oltre due anni prima.
Del fatto fu testimone tutto il villaggio: anzi, poche ore dopo fu
steso un regolare documento da un notaio. Alcuni mesi dopo
l'arcivescovo di Saragozza iniziò un severo processo, dove
sfilarono decine di testimoni che, sotto giuramento, attestarono la
verità dell'evento prodigioso. Ci troviamo quindi non solo
davanti a un fatto unico, ma pure provato come nessun altro, che ci
conferma quanto Maria può ottenere dal suo Figlio.
"L'avete fatto a Me" - Il Centro Informazioni Medj. che da
sette anni continua a portare aiuti con uno o due convogli al mese,
ci informa della situazione tragica di alcune zone della Bosnia: a
Gracanica migliaia di profughi musulmani (tutte vedove e orfani)
ricevono solo pane; ottomila profughi serbi a Nevesinje che nessuno
aiuta; inumana condizione di profughi croati in centri non lontani da
Medjugorje, che da sei anni vivono in baracche e vecchi vagoni privi
anche dell'acqua, per non parlare delle mille e più famiglie
di Mostar in miseria; e ora dei profughi dal Kosovo. Sono solo alcune
delle tristi realtà a cui cerchiamo di portare un po' di
speranza e un raggio dell'amore di Dio, perché su tanti
fratelli e sorelle piccoli e grandi incombe la disperazione.
Se riusciamo ancora a riempire i nostri furgoni, assieme ad altri
generosi fratelli di altre città, lo dobbiamo alla
perseverante generosità di tanti benefattori come te, come
voi.
Grazie perché continuate a rispondere all'invito di Maria
Santissima. Auguriamo Buon Natale e Buon Anno a tutti!
(Per il centro di Lecco, Alberto Bonifacio, via S.Alessandro 26,
23855 Pescate - LC)
Anche l'Honduras chiama aiuto dopo il catastrofico uragano Mitch. Si stanno inviando soccorsi per la zona di Siguatepeque, dove l'Oasis Reina del la Paz (!), rimasta miracolosamente illesa è diventata centro per la distribuzione degli aiuti. (cc bancario n. 618 "emergenza Honduras" Ist. S.Paolo di Torino, filiale di Calolzio Corte, ABI 1025, CAB 52710)
Perché credo a Medjugorje di P.Livio di Radio Maria; Vicka
parla ai giovani e alle famiglie, intervista di P.Livio; Marija
Pavlovic racconta Medjugorje. Ed. Shalom, Camerata Picena (AN), tel
071-7450440, fax 071-7450140
La dottrina cattolica spiegata con paragoni al popolo, di Don Dolindo
Ruotolo, ed. Segno, (UD), tel 0432-521881, fax 0432-508455.
Medjugorje-Milano, il coraggioso mensile che ha illuminato tante
anime ha cessato le pubblicazioni, consigliando i lettori di
orientarsi sulla rivista "Medjugorje-Genova", sulla stessa linea.
* Viaggio a Medjugorje - Pullman giornaliero da Trieste (vicino a
staz. FFSS) ore 18, con arrivo a Medj. alle 08 del mattino
successivo; riparte alle 18 da Medj. con arrivo a TS alle 08 (tel
040-425001; £ 108mila, con prenotazione, a/r). Per mare
traghetto da Ancona, lunedì, mercoledì, venerdì
ore 21, sabato ore 22: tel. 071-55218, fax 202618 (ag. Mauro), opp.
tel. 071-204915, fax 202296 (ag. Morandi).
L'Eco di Maria nelle lingue principali si trova a Medj. nel negozio
Shalom a destra davanti alla Chiesa ed anche presso Ain Karim,
l'ultimo negozio della Galleria sotto l'Hotel Internazionale, nella
strada antistante la Chiesa.
La felicità di esser prete - Anni fa tra le tante
lettere che le persone affidavano a un malato irlandese, abituale
pellegrino a Lourdes, ci fu anche quella di un bimbo di 9 anni, che
chiedeva: "Cara Maria, fa' di me un sacerdote. Tuo figlio Giuseppe";
egli allora diceva ogni giorno il Rosario secondo l'abitudine della
famiglia, pur senza molta attenzione. Ma la Madonna lo prese in
parola e Joseph Quinn nel 1995 era prete. Il 5 ottobre ha presieduto
la Messa a Medj. e nell'omelia ha espresso tutta la sua
felicità di esser prete, da far piangere di commozione i 20
preti anglofoni seduti a concelebrare dietro di lui nel coro.
"Per me avere tra le mani il Corpo e il Sangue di Gesù
è ogni volta un'esperienza sconvolgente. Ma solo ora, dopo
questo pellegrinaggio, comincio a sentirmi veramente prete
perché ho scoperto la profondità della preghiera. E
vorrei dire a tutti i preti e ai vescovi: Venite qui a imparare a
pregare.
EDIZIONI ESTERE
Inglese: Echo of Mary, cas.post.27, I-31030 Bessica Treviso.
Francese: Echo de Marie, B.P. 4602, F-45046 Orléans, Cedex 1.
Tedesco: Echo Mariens, Cas. Post. 149, I-46100 Mantova. Spagnolo: Eco
de Medj., cas. post 149, I-46100 Mantova; Catalano: Amics de Medj.,
c.Carme 11 baixos E-08700 Igualada-Catalogna; Portoghese: Gilberto
Correia, rua de Brito 24, P-4915 Vila Praia de Ancora, tel. 911181;
Brasiliano: Servos da Rainha, Caixa p. 02576, 70279-970 Brasilia DF;
Olandese Int. Medj. Comité afd. Nederland-Belgie,
Misericordeplein 12C, 6211 XK Maastricht (Olanda); Polacco: Echo
Maryi, 30-960 Krakòw skr.pocz. 188 (Polonia), fax (48)
124130350; Russo: Dom Marii, Ul Remisova 5, a/28, 113186 Moscow
(Russia); Svedese: Carlo Frizzo, c/o Josephina Hemmet, 16849
Drachmannsg 2, Bromma (Svezia) Ungherese: Fraternitas, 1399 Budapest,
P.F. 701/85, Hongrie, fax 36-11329001; Rumeno: Ecou din Medjugorje,
cas. p. 41-132 Bucuresti (Romania). Albanese: Sander Prendushi, L.
Heroj, Rr Skenderbeg, nr 98, Shköder (Albania). Greco: Sr.
Despina de la St. Croix, 69 rue Epirou, Agia Paraskevi, 15341 Athenes
"Dopo Medj. non ho avuto l'effetto sperato" - Da Londra ci
scrive una signora afflitta perché: "Sono andata a Medj. nel
95', ma non ho avuto l'effetto sperato e dopo 3 anni ancora non
riesco a pregare, nè a leggere le Scritture, nè a dire
il Rosario. Sono l'unica a fallire? Vorrei progredire per essere come
tutti gli altri entusiasta della Madonna!..."
Cara sorella, anzitutto quale effetto sperava da Medj.? La Madonna
chiede la conversione. Occorre una decisione, come chiede Maria, poi
seguire i suoi messaggi, perseverare ed essere pronti a ricominciare
di nuovo se veniamo meno. Il bene costa fatica, ma occorre farsi
violenza.
Certo è più difficile se non è sostenuta da un
gruppo o da qualche persona che cammina con lei. Ma Dio non
lascierà mancare la sua grazia. Non cerchi gli entusiasmi. Il
confronto con gli altri non sia ragione di turbamento, ma piuttosto
di umiltà e di stimolo. La Madonna conosce bene la sua figlia
e la segue con immenso amore fin da quando è stata a Medj.: ci
creda! Anche noi preghiamo per lei.
La benedizione materna di Maria e di Gesù Bambino, con la nostra, porti grazia e pace a tutti i collaboratori e lettori, perché in questo anno del Padre crescano nella santità come figli suoi e diventino testimoni del suo amore verso gli uomini.
Villanova Maiardina,
Epifania del Signore 1999